"IlVentoSoffia...Ancora"
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Il narratore ha un dovere artistico e morale, il rigore, e un altro di tipo giornalistico, la certezza delle fonti, manipolabili solamente nella forma e per puro dovere di poesia. Quanto alla rigorosità, tutto è credibile nel Marco Zappa che affronta il prog nel primo album Change (1975), che 10 anni più tardi, in Rockart, lascia suonare i computer in orario con la storia. Tornerà poi alla musica acustica, nonostante a volte mascherata, a quei suoni naturali che costi tuiscono la sua, e la nostra, certezza delle fonti.
Al narratore si deve un’ulteriore qualità, una sorta di preveggenza che viene dal non essersi negato nulla nella musica ascoltata e vissuta, esportata e importata, senza limitazioni di forma, formazioni e durata. È un anticipo sui tempi anche a livellodi contenuti, come l’avere parlato di ponti e barriere, musicali e umane, assai prima dell’ultimo album PuntEBarrier (2017): nessun ponte e nessuna barriera, dal pop alla classica, alla quale Zappa ha lasciato una doppia eredità, i figli Daria e Mattia.
Così, a riguardare col senno di poi cinquant’anni suonati (e cantati) di carriera, si prova più stupore
che nostalgia. Nei microcosmi delle storie di Zappa s’intrecciano esperienze, lingue, strumenti: dal ticinese allo schwizerdütsch, dall’inglese all’italiano, accompagnati da una chitarra, un bouzouki greco o da un liuto albanese. Un’opera nella quale confluiscono gli amori e le speranze di una vita. Che poi, scava scava, sono anche i nostri.
— Beppe Donadio, Lorenzo Erroi
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