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I molti cimeli rintracciati nelle necropoli del Locarnese, ora esposti nel museo della città e meritevoli d'essere meglio conosciuti, testimoniano la presenza umana sul nostro lembo di terra in secoli anteriori alla romanità e naturalmente in epoche posteriori (sec. I e II d.C.). É da tener presente che l'abitato di Locarno si estendeva dal corso terminale della Maggia a quello della Verzasca, formando un'unità. Nel basso medioevo Minusio (Menuxio), pur sempre considerato parte della comunità di Locarno, assunse via via autonomie almeno quanto a disciplinare la propria vita sociale ed economica. Ne sono prova i 175 capitoli degli statuti viciniali datati 1313 e alcune delle pergamene conservate negli archivi locali. |
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La comunità locarnese, comprendente una ventina di vicinie o piccole podesterie, sino al 1513 stava inclusa retroterra delle città lombarde: Como e Milano. In seguito passó sotto il dominio degli Svizzeri. Il castello-caserma, denominato Casa di Ferro, fu costruito verso la metá del Cinquecento dalla famiglia urana degli A. Pro; se ne servì per il suo traffico di soldati mercenari e di varie mercanzie, grano in particolare misura. La nostra vicinia sino circa alla data degli statuti comprendeva gli abitati di Minusio, Brione e Mergoscia: <<Tre Comuni>>, insomma, oggi autonomi, la cui proprietà boschiva e pascolativa rimane tuttora indivisa, quindi gestita dai tre patriziati. |
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Diritti di condominio aveva pure con Contra e Corippo. Le Terricciole, cioè la fascia pedemontana tra Gordola e Cugnasco, erano pure sino al 1920 dominio di Locarno, Minusio e Mergoscia. Prettamente rurale era l'attività degli abitanti (circa 500): coltivazione della terra, allevamento del bestiame e qualche poco di artigianato (mulini,magli,gualchiere) lungo il corso della Roggia Molinara. Ma tutto ció non bastava alla sopravvivenza, sicchè dal Cinquecento sino alla fine dell'Ottocento rilevante era il numero degli emigranti dapprima attivi nell'arte edilizia (manovali,muratori). Soggiornavano saltuariamente in città dell'Italia centrale (Viterbo,Roma), molto piú tardi anche in Piemonte. L'architetto Giuseppe Frizzi (1797-1831) si distinse nella creazione di belle piazze a Torino.
Non pochi inoltre erano gli spazzacamini e fumisti attivi in Austria, a Vienna specialmente, in Ungheria e, nell'Ottocento, anche in Francia. Nel secolo scorso si ebbe pure una rilevante emigrazione, certo non più a carattere stagionale, dapprima in Australia, poi in America (California). Contemporaneamente Minusio registrava l'arrivo di parecchi immigranti provenienti dall'ltalia settentrionale; si trattava di profughi e disertori oppure di artigiani dediti agli umili o pesanti lavori non graditi alla manodopera locale. Ad abitare a Minusio giunsero pure personalità di rilievo. Rimangono a testimoniare tali presenze ville e parchi sul pendio retrostante al golfo di Mappo, la «Verbanella», purtroppo demolita, ospitò negli anni 1846-66 il tribuno scrittore Angelo Brofferio piemontese; alla «Baronata» (due edifici) soggiornarono l'anarchico nichilista Michele Bakunin negli anni 1873-74 e successivamente Carlo Cafiero; la «Roccabella» appartenne a famiglie della nobiltà russa e in seguito a quella di Rinaldo Simen. Di ben diverso aspetto erano le abitazioni dei minusini campagnuoli: case modeste non sempre intonacate all'esterno, inghirlandate di loggiati e a volte con portici. |
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Spesso più case formavano un sol corpo disposto in modo da recingere da tre lati il cortile. Qualche esempio troviamo ancora nelle frazioni Cadogno e Frizzi. Dagli statuti del 1313 è possibile dedurre che a quei tempi anche la paglia era usata per la copertura dei tetti. Non privi di qualche nota artistica sono gli edifici comunitari e le chiese.
Nel 1313 già esisteva la chiesa di San Quirico a Rivapiana, della quale rimangono, all'interno di quella rifatta nel 1834, significate tracce di medioevali affreschi. L'analoga chiesa romanica dedicata a San Rocco, già citata in documenti del 1508, ha lasciato il posto a quella attuale costruita negli anni 1795-1813.
Altre due chiesuole: l'oratorio della Madonna delle Grazie edificato nel 1626 circa abbellito con ornati in stucco qualche decennio dopo; l'oratorio del Crocifisso riedificato nel 1866. La «Casa pubblica» (comunale) è opera di nostri abili capomastri, edificata nel 1854 anche per ospitare le scolaresche. Nel 1935 ebbero termine i lavori per il raggruppamento dei terreni e la costruzione di parecchie nuove strade. Iniziativa, questa, che accelerò la fine dell'aspetto campagnuolo del paesaggio: non più, quindi, spazi riservati alla coltivazione dei cereali e degli ortaggi; ridotti assai i vigneti della campagna e in collina. Al loro posto, invece, strade e piazzette asfaltate, giardini con vegetazione anche esotica e la serie dei casoni anonimi. Assai eterogenea s'è fatta la popolazione e sempre più in aumento: poco più di 2000 abitanti nel 1930; oggi oltre 6000.
Note storiche preparate dal prof. Giuseppe Mondada (1907 -1997) |
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